mercoledě 22 ottobre 2014

Italia.it "L'espressione massima del nostro Turismo"

Solitamente nel nostro Blog come ben sapete cerchiamo di trattare solo ed esclusivamente tematiche strattamente legate alla cultura del Buon Bere e delle novitĂ  che ruotano attorno all'universo della professionalitĂ  del bere e delle arti e culture enogastronomiche.
Non abbiamo mai trattato temi politici, perchè poco consoni e soprattutto poco interessanti per chi come noi che aldilà di tutto si sforzano quotidianamente per fare il proprio lavoro con etica, rispetto e devozione.



Ma quest'oggi abbiamo deciso di fare un piccolo strappo alla regola...
Non si può far finta di niente a tematiche che inevitabilmente ci vedono aldilà di tutto protagonisti.
Cosa sarebbe del nostro settore senza Turismo? Sicuramente ridimensionato, sicuramente con carenze e soprattutto con molti posti di lavoro in meno.
E' innegabile il fatto che questi mondi sono legati da un sottile e delicato filo di congiunzione che vede da una parte il settore Turistico (vero volano dell'economia) e le nostre altissime figure professionali.
E non è un caso se anche nel nostro settore negli ultimi anni, stiamo assistendo a una vera e cruda"fuga di cervelli" all'estero, impoverendo e sgretolando le basi che sono state la storia d
el no
stro Paese.

Ma arriviamo al dunque...
Parliamo di quello che doveva essere il simbolo del nostro paese nell'era del digitale, per vendere e far conoscere le bellezze del nostro BelPaese nel mondo.
ITALIA.IT

Il portale della pubblica amministrazione italiana che avrebbe dovuto presentare all’estero la dime

nsione turistica, artistica e culturale del nostro paese, torna all’onore delle cronache dopo dieci anni di polemiche, disservizi, aperture, chiusure e 

figure non certamente lusinghiere...

Come la ricetta del «cunigghiu a’ stimpirata» proposta solo in italiano e senza sottotitoli anche ai turisti tedeschi, meno male, è sparita.
Le patetiche pagine tradotte con google.translate (per risparmiare sugli interpreti), alle foto che non c'entravano nulla (mancavano i fotografi), ai link sbagliati che 

portavano gli utenti da tutt'altra parte.

Per non parlare delle pagine rivolte ai cinesi: nelle quattro grandi foto che riassumevano l’Italia c’erano una Ferrari, una Ducati, un pezzo di parmigiano e un prosciutto di Parma. In mezzo: Bologna. Come fosse la capitale d’Italia: per risparmiare, dopo aver buttato via pacchi di quattrini, avevano fatto un copia-incolla dal sito cinese della Regione Emilia-Romagna! 

Ci sono voluti due anni, dal giugno 2012 in qua, per restituire un po’ di decoro alla nostra «vetrina» sul web.

Senza parlare dell'iniziale logo di Italia.it, dove la T disegnata e colorata in verde era poco leggibile e portava alla mente un cetriolo!!!
Bene... in quasi "dieci" anni di servizio questo portale è costato più di 20 Milioni di Euro senza generare alcun tipo di indotto economico. Tempo sprecato e soprattutto soldi!!!
Dieci anni fa con il governo Berlusconi la creazione di un portale per la promozione turistiche del nostro Paese sembrava dovesse essere qualcosa di irrinunciabile. E evidentamente avevano in cuor loro ragione. Basti pensare che oggettivamente aldilĂ  della crisi economica, il settore turistico sta vivendo una vera e propria etĂ  dell'oro, che ha visto globalmente negli ultimi dieci anni un aumento dei flussi turistici pari al 42%, da 765 milioni a un miliardo e 87 milioni di turisti nel solo 2013.
Ma attenzione... questi sono dati globali. In Italia la tendenza è assolutamente diversa!
Eppure siamo un paese che sia per motivi geografici sia per il patrimonio storico culturale dovrebbe vivere quasi esclusivamente di Turismo. Senza parlare delle competenze, delle arti e dei mestieri.
Ma evidentemente agli occhi del turista straniero l'Italia non è assolutamente tutto questo, anzi... una Pease con una serie infinita di limiti e di disservizi, con i prezzi degli Hotel più cari d'Europa (Eurostat). Con operatori poco attenti, o forse troppo...
Ricordate il monito fatto dal governo Giapponese "quasi dieci anni fa" ai propri cittadini di non venire in Italia? Beh... vorrei vedere (locali con prezzi dedicati ai turisti nipponici, scippi nei taxi e tour turistici "particolari"). Questa è l'italia turistica, e giustamente il portale istituzionale di riferimento, nient'altro non è che la manifestazione di essa!
Il mondo delle offerte Incoming va a gonfie vele? Noi nell'ultimo anno perdiamo il 4,5%! Questa è la realtà dei fatti.
Pochi dati dicono tutto: per la «campagna turistica d’autunno » l’Irlanda del Nord ha stanziato un mese fa 9 milioni e mezzo di sterline. La Croazia, sulla campagna di quest’anno «Visit Croatia, Share Croatia», ha messo 7 milioni e mezzo. La Gran Bretagna, soltanto sui social network considerati fondamentali per la politica turistica in questi anni ha investito 25 milioni di sterline. E noi? Zero. (come scrive Gian Antonio Stella su corriere,it)
Ma torniamo a noi, Italia.it!
Non solo gaffe e malfunzionamenti, ma tanti e tanti soldi spesi (ma come?)
Inizialmente il governo Berlusconi stanziò ben 45milioni di euro, non si capisce bene se mai pervenuti o mal spesi. A questo punto speriamo nella prima!!!
Subito bloccato per via di un contenzioso su chi dovesse occuparsene, poi liti interne "su cui la magistratura sta indagando", poi infine la decisione di affidarlo a Unicity nel 2012, ma il portale rimane nel limbo fra due destini: essere semplicemente una vetrina dell’Italia turistica o fornire ai turisti pacchetti viaggio scavalcando l’universo dei Tour Operator? A inizio settembre del 2014 il ministro Dario Franceschini del governo di Matteo Renzi consegna a Unicity la disdetta unilaterale del servizio e mette a lavoro due consulenti per creare il nuovo destino di Italia.it;
Perchè spendere 45milioni di euro per un sito non funzionante che staziona al 184.594° posto fra i siti web più visitati del Pianeta, senza una sezione Cinese e senza soldi per poter pagare fotografi e interpreti, a noi ci sembra alquanto assurdo.
Senza parlare degli stipendi. Proprio ieri ha sbattuto la porta il direttore, Arturo Di Corinto. Ritiene «poco dignitoso», a ragione, che lui e i pochi dipendenti rimasti lavorino da mesi senza essere pagati. Per un sito costato una cifra mostruosa: venti milioni di euro”.

Come dargli torto?

 

Cocktails Dreams

 

fonte: Gian Antonio Stella (corriere.it)

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